Prt veneto. Assessore regione, “diamo una nuova e aggiornata architettura agli enti locali. Illustrato in prima commissione il piano”

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“Seguendo il principio della sussidiarietà, previsto dall’articolo 118 della Costituzione, e in linea con i dettami delle leggi regionali sull’associazionismo, sulle fusioni e sulle IPA, abbiamo disegnato la strada che ci porterà entro il 2030 a dare forma al nuovo Piano di Riordino Territoriale. A distanza di dieci anni dal primo PRT, approvato dalla Regione del Veneto, ora intendiamo dare una visione nuova e aggiornata del territorio basata su una maggiore semplificazione dei livelli di governance. Solo riconoscendo specifici ruoli e assegnando precise deleghe agli enti potremmo rispondere in maniera ancora più puntuale ai bisogni dei cittadini, anche in tutte quelle materie che potranno esserci delegate con il riconoscimento dell’autonomia differenziata, che oggi è al vaglio del Parlamento”.

Lo dice l’assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione illustrando in prima commissione consiliare il nuovo Piano di Riordino Territoriale, frutto di un processo di partecipazione che ha coinvolto, in 12 mesi e in 21 incontri, i 223 sindaci delle sette province venete e che ha permesso di raccogliere osservazioni utili al completamento del piano.

“Il decentramento di funzioni risponde a un’esigenza di democrazia, per programmare e riorganizzare tutta una serie di servizi: da quelli sanitari e sociali a quelli di promozione dello sviluppo economico locale; da quelli di infrastrutturali e legati alla mobilità a quelli più specifici in capo agli enti locali – specifica l’Assessore -. Una riorganizzazione che non può trascurare la definizione del ruolo di chi è chiamato a partecipare al governo del territorio. Un disegno che tiene conto del ruolo delle Province e, a cascata, ripensa e riorganizza la filiera della governance locale che interessa e coinvolge gli ATS, le IPA e le Conferenze dei sindaci legate a puntuali tematismi”.

“Nello specifico, i 21 ambiti territoriali sociali, gli ATS, rappresentano la sede principale della programmazione locale e saranno il nuovo tavolo di concertazione su area vasta – prosegue l’Assessore -. Con l’approvazione di un progetto di legge regionale dedicato, intendiamo avviare un processo di riorganizzazione con il quale verranno affidate nuove funzioni, che oggi sono in capo alle Aulss”.

“Il nuovo PRT introdurrà un sistema di monitoraggio sulle attività delegate alle 26 Intese Programmatiche d’Area, le IPA, l’anello di congiunzione tra gli enti locali e le parti economiche sociali, affinché possano contribuire alla programmazione regionale e allo sviluppo dell’area vasta di riferimento – spiega l’Assessore -. Altra forma di governance da sostenere sarà quella delle conferenze dei sindaci. Attualmente ne abbiamo riconosciute 4, quella dei Sindaci del Veneto Orientale, quelle del Litorale veneto, della Riviera di Brenta e del Delta del Po. Conferenze tematiche che, rappresentando specifiche aree locali, sono l’interlocutore di riferimento per lo sviluppo, la promozione e la tutela del territorio”.

“Nella nuova architettura del Veneto le Unioni di comuni rappresentano forme di governance stabili e strutturate da incentivare. Esse sono un esempio virtuoso, poiché pur mantenendo la loro autonomia dimostrano come sia possibile gestire in forma condivisa alcune funzioni e servizi – riferisce l’Assessore –. Nel caso specifico delle 18 Unioni Montane, che comprendono 131 comuni appartenenti anche a province diverse, l’attività congiunta riguarda pure la salvaguardia e la valorizzazione degli ambiti territoriali, economici, sociali, culturali e ambientali della montagna. Con il nuovo PRT non andremo a modificare le funzioni assegnate, ma piuttosto prevederemo delle misure finanziarie che premieranno e valorizzeranno queste forme”.

“Coinvolgimento, delega di funzioni ma anche efficienza ed efficacia amministrativa, un principio che riguarda tutte le amministrazioni locali. In Veneto, su un totale di 563 comuni, il 52% ha meno di 5mila abitanti e il 30% meno di 3mila. L’analisi socio- economica di tutti i comuni veneti ha evidenziato come nell’arco dei prossimi dieci anni circa 130 comuni veneti, con meno di 10.000 abitanti, avranno difficoltà a erogare servizi efficienti sul proprio territorio – conclude l’Assessore -. E’ necessario avviare una riflessione sulle opportunità che possono derivare dai processi di fusione, processi che negli ultimi anni hanno subito un rallentamento, ma che oggi possono trovare nuova energia se adeguatamente sostenuti anche con specifiche norme. Il target di 500 comuni è chiaramente simbolico, ma dimostra l’attenzione della Regione nei confronti dei comuni che riterranno di iniziare l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi dei percorsi fusioni. Al PRT è stato, inoltre, affiancato un progetto di legge che ha al proprio interno l’abbassamento del quorum per i referendum sulle fusioni, che passerà dal 50% al 30% e potrà essere un elemento di facilitazione di questi processi”.

 

Fonte: Regione Veneto