Le Unioni di Comuni alla prova del nuovo PRT

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Il 22 gennaio, presso l’aula magna della Regione Emilia-Romagna a Bologna, si è tenuto il seminario “Verso il PRT 2018-2020”, che ha visto la presentazione dei lavori degli 8 gruppi tematici inerenti alle principali gestioni associate in Unione, e sulla base di questi le conseguenti linee guida che andranno ad orientare i nuovi criteri di finanziamento per il prossimo triennio.

Il seminario si è aperto con una relazione della prof.ssa Silvia Bolgherini, che ha presentato in anteprima le principali risultanze di un volume di studio che analizza in chiave comparata la sovracomunalità tramite Unioni di Comuni a livello italiano, cui ha fatto seguito un intervento da parte della dirigente del Servizio Riordino, sviluppo territoriale ed istituzionale, arch. Elettra Malossi. Dai contributi è emerso come le Unioni emiliano-romagnole siano le più strutturate del paese, ma di come fra Piacenza e Rimini si presenti ad oggi una situazione assai differenziata, con 8 Unioni mature (9 funzioni e più), 20 Unioni in sviluppo (da 6 a 8 funzioni), 13 Unioni acerbe (4-5 funzioni) e 3 Unioni solo formalmente istituite, ma non operative

I gruppi di lavoro, formati da funzionari della Regione, dipendenti delle Unioni e rappresentanti ANCI, si sono concentrati in particolare su 8 settori: Servizi finanziari, Programmazione territoriale, Organizzazione e Personale, Agenda Digitale ICT, Servizi sociali, Istruzione pubblica, Affari generali e Fondi europei. La sintesi del lavoro svolto ha permesso sia di inquadrare al meglio lo stato dell’arte delle Unioni e delle proprie gestioni associate, sia ipotizzare criteri di effettività e di virtuosità a cui agganciare in futuro i finanziamenti regionali.

Infine, dopo un ampio dibattito con la folta platea di Presidenti, Segretari e Sindaci delle Unioni, l’assessora Emma Petitti ha riassunto le linee guida su cui la Regione intende proseguire l’azione di riordino territoriale, in particolare richiamando la necessità di confrontarsi sulla governance interna degli enti, anche grazie a possibili strumenti innovativi (il “temporary manager” per le Unioni in difficoltà) e tramite maggiori ambiti di autonomia normativa eventualmente riconosciuti dallo Stato nel prossimo futuro.

Il documento complessivo e le slide relative ai gruppi di lavoro si possono consultare qui.