La Regione Emilia Romagna approva la legge sulle comunità energetiche rinnovabili

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La Regione Emilia Romagna ha approvato la legge sulle comunità energetiche rinnovabili.

Cittadini, imprese ed enti locali che decideranno di dotarsi di impianti per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili potranno ora essere riconosciuti come comunità energetiche rinnovabili (CER) e ricevere sostegni.

L’importanza delle comunità energetiche risiede nell’ampio ventaglio di benefici che le stesse sono in grado di produrre per i soggetti che vi partecipano come anche per le collettività locali coinvolte (riduzione delle disuguaglianze sociali, diminuzione dell’impatto ambientale, possibilità di usufruire di condizioni energetiche economicamente competitive).

La legge regionale individua le azioni di sistema e le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari che accompagnino le comunità dalla costituzione e progettazione, fino all’acquisto e alla installazione degli impianti di produzione e accumulo.

L’articolo 14 del Decreto RED II inoltre spiana la strada all’utilizzo di 2,2 miliardi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il sostegno alle comunità energetiche e alle strutture collettive di autoproduzione. Il Ministero della Transizione Ecologica (Mite), dovrà definire un provvedimento attuativo per la concessione di finanziamenti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli comuni. L’obiettivo è la realizzazione di impianti di produzione di rinnovabili, anche abbinati a sistemi di accumulo di energia.L’investimento complessivo previsto dal PNRR è di 2,2 miliardi di euro (così ripartiti: 1.600 milioni alle CER e 600 milioni per l’autoconsumo collettivo) e ha, come beneficiari prioritari, Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5mila abitanti (che proprio a causa delle ridotte dimensioni, della mancanza di competenze specifiche o in assenza di un’attività di sensibilizzazione mirata rischiano di faticare a accedere ai contributi) o quartieri di comuni di più abitanti.